Eucharist Miracle Eucharist Miracles

Omelia di S.E. Mons. Claudio Gatti del 12 ottobre 2008

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

I°Lettura: Is 25,6-10; Salmo 22; II°Lettura: Fil 4,12-14,19-20; Vangelo: Mt 22,1-14

Oggi ci fermiamo solo sul brano del Vangelo. Voi mi avete sentito dire molte volte che la Parola di Dio è sempre giovane, nel senso che è attuale e non verrà mai esaurita nella comprensione, nell’approfondimento e nelle riflessioni che ne possono sgorgare, perché, essendo proprio Parola di Dio, riflette le qualità di Dio stesso, quindi è sapienza ed è eterna e produce anche dopo secoli effetti e benefici immensi ed incalcolabili. La Parola di Dio si può adattare senza alcuno sforzo e in modo meraviglioso ad ogni situazione e voi anche di questo avete avuto delle conferme. Mi riferisco a quelli che tra voi si sono sposati qui che hanno formato una famiglia e si sono preparati al matrimonio. Negli incontri che io ho avuto con ciascuna coppia, la Parola di Dio è stata adattata alle esigenze dei futuri sposi e ho fatto vedere loro, ma ora anche a voi, che lo stesso insegnamento si adatta in modo preciso ad ogni categoria di persone e ad ogni situazione, tanto è fertile, ricca e meravigliosa.

Gesù riprese a parlar loro in parabole e disse: "Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti".

Gli esegeti, cioè coloro che studiano la Parola di Dio, spesso con impegno strettamente umano e senza andare oltre il momento in cui è stata pronunciata, direbbero che questa parabola è da riferirsi alla situazione del popolo ebraico. Il re è Dio, coloro che sono chiamati sono i membri del popolo ebraico, i servi che manda sono i profeti in tutta la storia del popolo ebraico, la città che viene distrutta è Gerusalemme e coloro che vengono adunati per riempire i posti lasciati liberi dai primi sono i pagani. Tutto questo è giusto; infatti, se il discorso si fermasse a questo commento esegetico da un punto di vista culturale crescereste e maturereste, ma dal punto di vista spirituale vi fermereste dove siete arrivati senza andare oltre. Io una volta in più vi dico che Gesù, poiché è Dio, quando raccontava sapeva che le sue parole sarebbero state adattate alle singole situazioni e Lui, in quanto Dio, sapeva che oggi il vostro Vescovo vi avrebbe spiegato questa parabola adattandola alla nostra situazione e allargandola a quella della Chiesa di oggi che vive ed opera in tutto il mondo. Vedrete che da un punto di vista di comprensione e di approfondimento quello che sentirete è esattamente come vi spiegherò e darete anche voi conferma della validità della nuova presentazione; non ho detto interpretazione perché la verità di Dio viene presentata e non interpretata da noi, ma da Dio stesso: Lui la presenta e Lui la interpreta; Gesù parla, insegna e spiega e noi dobbiamo stare a quanto dice nei suoi insegnamenti che non si fermano con la morte dell’ultimo apostolo. Dovete chiarirvi questo concetto: quando si dice che la rivelazione è terminata con la morte dell’ultimo apostolo dobbiamo specificare che si tratta della rivelazione pubblica, quella ufficiale, mentre la rivelazione cosiddetta privata non è terminata, perché se Dio è autore e fonte sia di quella pubblica che di quella privata, credo che dopo aver fatto la distinzione da un punto di vista teologico, dovremmo accettare la Parola di Dio sia pubblica che privata con rispetto, perché è la stessa Persona che l'ha pronunciata.

Adattiamo la situazione della parabola alla nostra situazione: il Regno dei Cieli è un termine che ha un'estensione notevole, infatti già vi ho detto che non dovete interpretarlo soltanto come realtà soprannaturale, ma anche come realtà presente nella situazione e nella storia umana. Il Regno di Dio può essere inteso come redenzione e anche come i cosiddetti beni messianici: i Sacramenti, la Parola, la Grazia che sono venuti contestualmente con la vita, passione, morte e resurrezione del Cristo. Quindi il Regno dei Cieli è tutto questo e si riferisce ad un personaggio che storicamente noi identifichiamo nel Cristo. Il re è Cristo insieme a tutto ciò che Lui ha portato, operato e consegnato agli uomini, perché ne facessero tesoro. Questo riguarda non solo il passato, ma anche il futuro rispetto al momento storico in cui queste parole sono state pronunciate. Non è forse Gesù che dice: "Mio Padre opera sempre ed anch'io continuo ad operare"? Operare, fare e mettere nella realtà, questo fa Dio; e allora in questa luce, quali sono alcune opere di Dio che lungo i secoli Egli realizza? Sono le apparizioni, i miracoli, soprattutto i miracoli Eucaristici, l’ordinazione episcopale di un sacerdote, l’assoluzione che Dio dà personalmente, se vuole, in modo straordinario ad alcuni, in modo ordinario a tutti coloro che stanno per morire. Allora ecco che Gesù opera, ma vuole coinvolgere gli uomini e quindi elargisce a tutta l’umanità.

Il bene che viene da Dio non è un privilegio di alcuni, ma è una dote di tutti. Non è un privilegio solo dei battezzati e dei Cristiani perché sarebbe ingiusto se Dio non concedesse i suoi doni a tutti gli uomini indistintamente. A proposito di questo, anche la teologia si è evoluta e progredita. Per esempio, Sant'Agostino, uno dei più grandi teologi e Dottori della Chiesa, ha fatto l’affermazione che poi è stata superata da Dio stesso: fuori della Chiesa non c'è salvezza, "Extra Ecclesiam nulla salus". Ma noi sappiamo, perché c'è stato detto, che in Paradiso ci sono anche persone non cattoliche e non Cristiane, quindi Dio elargisce a tutti. Inizialmente Dio può elargire anche a delle realtà storicamente determinate e limitate, come la nostra comunità. Tutto ciò che è stato fatto e che è avvenuto in questo luogo è opera di Dio. Qui Dio ha simbolicamente imbandito un banchetto e quando questo è grande, è bello poterlo condividere con molte persone. Dio ha fatto qui il banchetto, ha operato qui i miracoli, le apparizioni, l’ordinazione episcopale del Vescovo, mandando i suoi servi: i suoi ministri, i servitori, i profeti, i veggenti, i carismatici, così attraverso questi ha fatto un invito a tutti e molti hanno risposto.

Nella parabola avviene un fatto estremamente impressionante. Un invito si rivolge prima alle persone importanti, e qui è stato rivolto prima di tutto alle anime consacrate, ai vescovi, ai sacerdoti e alle suore. Come hanno risposto costoro? Lo dice la parabola: avevano altro a cui accudire, altro a cui pensare, dovevano seguire i propri interessi, la propria carriera, le alleanze per poter salire di grado, e questa è stata un'offesa a Dio. E cosa ha fatto il Signore? Lo dice nella Sacra Scrittura: "Andate, maledetti", costoro sono stati condannati prima della loro morte, perché radicati nel rifiuto delle opere di Dio. "Guai a coloro che non accetteranno i miracoli Eucaristici": Dio non ha detto le apparizioni, perché ci troviamo di fronte a delle realtà sacramentali; "Guai a coloro che calunnieranno il mio Vescovo": è un'opera di Dio, e questo è l’equivalente della condanna che il re ha fatto nei riguardi di coloro che non hanno accettato il suo invito. Le prime persone che dovevano venire qui non sono venute e pagheranno per questo delle conseguenze estremamente gravi. Il Signore ha mandato poi i suoi servi che hanno raccolto i semplici, gli umili e i piccoli: questi siete voi. In tutto questo io ho sempre detto che noi non siamo potenti, né forti, né colti, non abbiamo agganci politici, non abbiamo niente, siamo persone piccole, umili e semplici, ma a noi si è rivolto Dio e ci ha invitato qui. Però anche fra noi ci sono state persone che non avevano la veste candida, persone che si sono affacciate per un certo periodo, altre si sono soffermate; la Madonna ha detto che se dovessero essere presenti tutti coloro che sono venuti in questo luogo, non basterebbero né il giardino, né le strade intorno per contenerli. Queste persone sono venute per vanti propri, per curiosità e per poter dire: "C'ero anch'io", ma le condizioni per rimanere in questa comunità sono la fede illimitata, il cieco abbandono, l’accettazione della sofferenza, e quelli che tra voi non avevano questo sono stati mandati via o si sono allontanati. Il Vangelo dice qual è la fine di colui che non aveva la veste nuziale: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre, là sarà pianto e stridore di denti". Voi pensate che coloro che si sono allontanati da qui, ed alcuni sono stati invitati ad andarsene, ora sono felici, sereni e gioiosi? Il tarlo del rimorso si fa sentire molto forte; ed è tremenda l’affermazione finale: "Molti sono chiamati, pochi eletti". Non lamentiamoci se prima eravamo molto più numerosi, anche se umanamente è un lamento giusto e ne ha parlato anche la Madonna oggi nel suo breve e sofferto messaggio. Pochi sono gli eletti: l’eletto è colui che ordinariamente ha una vita più difficile degli altri perché deve dare testimonianza, deve accettare situazioni scomode, e parlo delle cose ordinarie, non mi riferisco alla sofferenza a cui Dio ha chiamato solo alcuni.

Vorrei fermarmi ancora su un particolare. Nel brano del Vangelo è scritto che alcuni servi furono prima insultati e poi uccisi; se consideriamo il frammento del terzo segreto di Fatima che è stato rivelato, il racconto dice che alcuni soldati armati di frecce e armi da fuoco spararono e uccisero quelli che stavano salendo verso il monte. l’interpretazione che è stata offerta dall’autorità ecclesiastica, e non poteva essere diversamente, è stata che rappresentano i sistemi atei che combattono la Chiesa. Ma c'era bisogno di un segreto? Gesù aveva già detto: "Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi". C'era bisogno, dopo settanta anni, che Dio facesse sapere che la Chiesa veniva perseguitata dai suoi nemici? È una banalità. l’interpretazione è quella che ha dato Dio: quelli che sparano e uccidono sono i membri dell’autorità ecclesiastica che condannano ingiustamente i servi di Dio, i veggenti, i carismatici, i pastori autentici. Nel segreto si parla di armi da fuoco e frecce perché Dio utilizza delle immagini: nell’antichità si uccideva con le frecce, nel tempo moderno si spara con i fucili; quelle due espressioni indicano tempi diversi, cioè in tutti i tempi della sua esistenza nella Chiesa è avvenuto che i carismatici, i santi e i buoni venissero ingiustamente condannati dall’autorità ecclesiastica. Se voi conosceste la storia della Chiesa a questo ci arrivereste facilmente da soli. Ricordate santa Giovanna d'Arco, condannata e uccisa sul rogo; Savonarola, che probabilmente verrà proclamato beato, ucciso e arso anche lui e se pensiamo a tempi più recenti pensiamo a Padre Pio; e dopo lui modestamente ci siamo anche noi. Chi sono stati coloro che ci hanno condannato, perseguitato e fatto del male? Ecco, vedete com'è la Parola di Dio, arriva e penetra in ogni secolo, in ogni anno che trascorre e che vede la Chiesa sempre presente.

La conclusione di tutto questo è che gli eletti riceveranno da parte di Dio l’invito: "Venite, benedetti dal Padre mio, entrate", però non ci accontentiamo solo del futuro. Io non vi dico, né lo dico a me stesso, di aspettare l’invito di Dio dopo la morte per entrare in Paradiso perché siamo stati fedeli, anche se in forma ed intensità diversa e forse con qualche caduta o inciampo, ma noi aspettiamo, e c'è stato detto, il riconoscimento anche durante la vita terrena. Non è assolutamente una pretesa sperare che non si prolunghi ancora eccessivamente questa attesa, perché ci è stato promesso ed annunciato, quindi così sarà. Mi auguro che ciò avvenga presto più per me e Marisa che per voi. Anche voi ne avete diritto, ma certamente riconoscerete che qualcuno ne ha più di voi, per cui non vi escludo, ma spero addirittura di condividere con voi questa gioia. Questa è l’intenzione che vi offro e per cui pregare: che avvenga presto, perché non vi nascondo che non ce la facciamo più. Non voglio dire altro, però vi chiedo, e questa volta vi supplico, di pregare molto per Marisa e per me, perché abbiamo bisogno di forza. Stamattina ho parlato di questo con chi dovevo, ho usato l’immagine di Elia sfinito che si accascia a terra, ho usato l’immagine di Gesù sfinito che non ce la fa materialmente a camminare e chiede al Padre, Lui che è Figlio di Dio, un bastone su cui appoggiarsi per continuare. Ecco, siamo arrivati alla stessa situazione, e come per Elia è arrivato l’angelo che l'ha fatto rifocillare, riposare e riprendere forza, come Gesù dopo aver rivolto al Padre questa piccola, semplice richiesta è stato esaudito, speriamo che veniamo esauditi anche noi. Sia lodato Gesù Cristo