Eucharist Miracle Eucharist Miracles

Mio Dio, mio Tutto, ti presento

Miei cari figli, grazie di questa iniziativa, nuova, bella e gradita a Dio. «Purificami, o Signore, sarò più bianco della neve». La cera candida della candela si scioglie, si consuma, voi invece purificati dall’amore di Cristo, dall’amore di Gesù Eucaristia sarete sempre limpidi, chiari, lucenti, più del candore di questa semplicissima candela, più del candore della neve. Gesù ha approvato questa iniziativa così bella, così nuova, che solo colui che ama Gesù e me, Madre dell’Eucaristia, poteva avere” (Messaggio della Madonna del 7 febbraio 1999)

Il giorno 7 febbraio 1999 abbiamo vissuto da protagonisti l’esperienza della presentazione del Signore: la nostra comunità, raccolta in preghiera prima dell’apparizione, con una candela in mano si è presentata al Signore. La candela simboleggia la nostra presentazione che è stata fatta direttamente dalla Madre dell’Eucaristia a Dio; in questo modo abbiamo confermato la nostra fede nelle apparizioni e nei miracoli eucaristici avvenuti nel luogo taumaturgico.

Dobbiamo tenere presente che mentre la luce della candela finisce quando si esaurisce la cera, la nostra luce deve rimanere sempre viva e alimentata dalla preghiera, dall’amore, dalla Parola di Dio, dalla confessione e soprattutto dal ricevere Gesù Eucaristia in grazia. “Voi siete la luce del mondo, ma quando accendete la vostra luce mettetela più in alto possibile, che tutti possano vederla; non nascondetevi ma mettete in alto, in alto i cuori, in alto la luce, la luce del mondo” (Messaggio della Madonna del 7 febbraio 1999). Dobbiamo quindi portare la nostra luce più in alto possibile, non per superbia, ma con spirito di servizio, non per richiamare su di noi l’attenzione, ma per portare più facilmente i nostri fratelli verso la vera luce che è Cristo.

Per comprendere meglio la festa del 2 febbraio dobbiamo fare delle premesse storiche sulla presentazione di Gesù al tempio e la purificazione della Madonna. La prima di queste usanze ebraiche risale al tempo di Mosè. Gli ebrei si trovano in Egitto nella condizione di schiavitù e a causa dell’ostilità del Faraone a liberare il popolo ebraico, il Signore interviene facendo morire, al passaggio dell’angelo, i primogeniti degli egiziani, compresi gli animali. Si verifica così l’ultima piaga in seguito alla quale il popolo ebreo torna ad essere libero. Per celebrare il giorno della liberazione dalla schiavitù, il Signore chiede a Mosè di consacrare a Lui ogni primogenito che poteva essere in seguito riscattato con un contributo in moneta. La purificazione di Maria trae origine invece dal concetto ebraico secondo cui la donna dopo il parto era soggetta ad un’impurità legale, non morale, per un periodo di quaranta giorni. Alla scadenza di questi giorni la donna si doveva recare al tempio e purificarsi offrendo a Dio un sacrificio: i più ricchi offrivano a Dio un agnello, una colomba o una tortora, i più poveri al posto dell’agnello potevano offrire una colomba. Naturalmente la Madonna non ha bisogno di purificarsi in quanto non ha mai perso la sua verginità, sia nel concepimento che durante il parto, da lei stessa definito come “un raggio di luce splendente che passa attraverso un cristallo purissimo”. “Maria non ha bisogno di essere purificata perché è pura, ma lo ha fatto per dare esempio a tutte le mamme della terra” (Messaggio di Gesù del 2 febbraio 1999).

Abbiamo così individuato i primi due protagonisti di questa celebrazione.

Per un istante chiudiamo gli occhi e immaginiamo Maria e Giuseppe che entrano nel tempio. Essi non destano scalpore e passano inosservati, forse può richiamare la bellezza della madre e di colui che credono essere il padre del bimbo. Ma il vecchio Simeone e la profetessa Anna, ispirati da Dio, sanno che nel tempio sta entrando Colui al quale due volte al giorno, la mattina e al tramonto, i sacerdoti offrono i sacrifici. “Io sono Dio bimbo e la profezia si è avverata; ho fatto gioire il vecchio Simeone e la profetessa Anna, ma in quell’istante c’è stata grande sofferenza e grande gioia perché Simeone ha detto alla mia mamma: «Una spada trafiggerà il tuo cuore»” (Messaggio di Gesù del 2 febbraio 1999). Nessun altro pensa che in quel momento sta entrando la Madre dell’Eucaristia con in braccio Gesù Eucaristia, in corpo, sangue, anima e divinità. I genitori di Gesù da un punto di vista umano e sociale non hanno rilevanza, passano inosservati e probabilmente, come le comuni coppie, hanno dovuto fare la fila per comperare le colombe e per consegnarle al sacerdote come offerta.

Ma agli occhi di Dio anche Giuseppe ha una importanza rilevante, perché insieme con Maria abbraccia il Dio bimbo e insieme lo innalzano formando un maestoso calice e una preziosa patena. Questa patena per essere innalzata ha bisogno di due mani ma soprattutto di un cuore: Maria e Giuseppe sono insieme in quel momento calice e patena, contemporaneamente le loro mani e i loro cuori si uniscono e sollevano questa vittima divina offrendola al Padre. Un offertorio che durerà tutta la vita del Messia fino ad arrivare al giovedì santo, giorno dell’istituzione della santa Messa, culmine della vita del Cristo.