Eucharist Miracle Eucharist Miracles

Omelia del 21 Gennaio 2007

I lettura: Ne 8,2-4.5-6.8-10; Salmo 18; II lettura: 1Cor 12,12-31; Vangelo: Lc 1,1-4; 4,14-21.

Il Signore parla, ha parlato e continuerà a parlare nella sua Chiesa, ma gli uomini, purtroppo, cominciando dai gradini più alti della scala gerarchica, continuano a ignorare le sue parole. Se tutti gli uomini, a cominciare dalle alte cariche della Chiesa, fossero stati docili, obbedienti alla parola di Dio e ai suoi insegnamenti, oggi la situazione sarebbe completamente diversa e tante pagine della storia della Chiesa che grondano sangue e lacrime non sarebbero state scritte.

Fermiamoci a meditare il brano preso dalla prima lettera ai Corinzi perché è di una chiarezza eccezionale, emana una luce che non abbaglia ma guida le persone.

“Il nostro corpo è composto di molte parti, e tutte queste parti, anche se sono molte, formano un unico corpo; così è per il corpo di Cristo. E ognuno di noi fa parte dell’unico corpo di Cristo. Tutti noi credenti, sia quelli di origine ebraica che quelli di origine pagana, sia schiavi che liberi, abbiamo ricevuto il battesimo di un unico corpo, e tutti abbiamo bevuto alla fonte di un unico Spirito. Proprio così, il corpo non è composto di una sola parte, ma di molte. Se il piede dicesse: «Io non faccio parte del corpo, perché non sono una mano», non per questo cesserebbe di fare parte del corpo. Così pure, se l’orecchio dicesse: «Non faccio parte del corpo, perché sono soltanto un orecchio e non un occhio», non cesserebbe per questo di essere parte del corpo. Supponiamo che tutto il corpo sia un occhio, in tal caso, come si potrebbe udire? Oppure, se tutto il corpo fosse soltanto un grande orecchio, come si potrebbe odorare? Ma non è in questo modo che Dio ci ha fatto. Egli ha creato molte parti del nostro corpo, collocando ciascuna parte come meglio ha creduto. Che cosa strana sarebbe un corpo fatto di una sola parte! Ma il Signore ha creato molte parti, mentre il corpo resta uno solo. Quindi l’occhio non può dire alla mano: «Non ho bisogno di te», né la testa può dire ai piedi: «Non so che farmene di voi». Anzi, proprio le parti del corpo che sembrano più deboli e meno importanti sono le più necessarie. E trattiamo con maggior premura, coprendole con gli indumenti, le parti che consideriamo meno nobili e decenti. Le altre parti, invece, quelle considerate più nobili, non hanno bisogno di essere coperte. Dio ha composto il corpo, dando maggiore onore a quelle parti che ne avevano di meno, in modo che non ci fossero divisioni nel corpo, ma che tutte le parti, collaborando insieme, avessero lo stesso scopo. E se una parte del corpo soffre, tutte le altre soffrono con essa; se una parte, invece, è onorata, tutte le altre ne sono felici. Ecco che cosa cerco di dirvi: tutti voi fate parte del corpo di Cristo e, individualmente, ognuno di voi è parte di questo corpo. Ecco alcune parti che Dio ha costituito nella sua Chiesa, che è il suo corpo: prima di tutto gli apostoli, poi i profeti, cioè quelli che annunciano la parola di Dio, i maestri, quelli che compiono miracoli, quelli che hanno il dono di guarire le malattie, quelli che assistono i malati, quelli che hanno capacità organizzative e quelli che parlano in lingue sconosciute. Sono, forse, tutti apostoli, oppure tutti predicatori? Naturalmente no. Sono tutti maestri o, forse, hanno tutti il potere di fare miracoli? Certo che no. Possono tutti guarire le malattie, oppure Dio dà a tutti la capacità di parlare in altre lingue? E ancora, possono tutti interpretare ciò che dicono quelli che parlano in lingue sconosciute? Certamente no, ma cercate di fare del vostro meglio per ottenere i doni più importanti. E ora voglio insegnarvi qual è la via migliore.”

Il ragionamento che fa Paolo si riferisce a una realtà che è sotto gli occhi di tutti e questa realtà deve essere compresa. L’apostolo segue l’esempio di Gesù, il quale, per farsi capire in modo chiaro dalle persone anche meno colte e meno dotate intellettualmente, ricorreva alla parabola. La parabola è diversa dalla fiaba: la fiaba racconta storie i cui protagonisti sono nella fantasia, la parabola, invece, racconta realtà i cui protagonisti appartengono alla vita di ogni giorno. Paolo, che è stato guidato dal Signore a partire dalla conversione, poi nel periodo della formazione e durante il suo apostolato, ha preso da lui questo grande insegnamento. L’apostolo, a sua volta, ha trasfuso, allargato e dato questo insegnamento alle anime che egli ha riportato nella luce di Dio, con fatica e sofferenza, ma con tanto amore. Il ragionamento di Paolo è chiaro e semplice e parte da ciò che è sotto lo sguardo di tutti gli uomini: parla del corpo. Il motivo per cui ferma la propria attenzione sul corpo, e invita anche gli altri a farlo, è per arrivare ad una conclusione evidente e logica: l’unità del corpo, che è formata da diverse membra, deve portarci a pensare all’unità del corpo mistico che è la comunità dei battezzati che sono in grazia. Ricordate questo: il corpo mistico è l’unione dell’uomo con Dio attraverso la grazia e l’unione dell’uomo con i propri fratelli, attraverso l’amore presente nell’anima quando è in grazia. Guardate questo meraviglioso capolavoro compiuto da Dio: il corpo umano. Tra le sue membra c’è armonia e interdipendenza: l’occhio, per esempio, sviluppa le sue potenzialità e vede molte più realtà che circondano il corpo se le gambe funzionano, perché se le gambe sono immobili l’occhio ha una visione limitata e ridotta; quindi l’occhio ha bisogno delle gambe come ha bisogno degli altri organi. Ogni organo ha bisogno dell’altro, non esiste un organo autonomo, autosufficiente, che possa continuare a vivere staccato dall’unità e dall’insieme del corpo. È una scoperta evidente che s’impone per la sua chiarezza. Il corpo fisico costituisce l’immagine della Chiesa. Oggi sentirete per la prima volta una riflessione di una chiarezza ed evidenza tali da spingerci a porre questa domanda: “Perché non facciamo ciò che dice Paolo, che, a sua volta, ripete ciò che dice Gesù?”. Guardiamo la Chiesa che deve essere unita: ogni membro della Chiesa deve essere unito agli altri, perché se un membro della Chiesa non è unito all’altro, non è unito neanche agli altri membri e tantomeno è unito a Dio. Paolo ha elencato alcune membra del corpo umano: l’occhio, la mano, il piede e ha fatto un elenco completo e dettagliato dei membri che compongono la Chiesa: “apostoli, profeti, maestri, coloro che hanno il carisma dei miracoli, coloro che hanno il dono di fare guarigioni, di assistere, di governare e delle lingue”. Come sono diverse le membra nel corpo umano, allo stesso modo sono diversi i membri nella Chiesa e ognuno ha una sua funzione che aiuta gli altri, esattamente come la funzione di un membro del corpo aiuta gli altri. Nella Chiesa ci sono stati momenti difficili, critici, purtroppo ancora attuali, e il motivo principale è perché uno dei membri si è messo in contrapposizione agli altri. Faccio una premessa importante perché voi possiate capire lo svolgimento del discorso: nella Chiesa tutti hanno ricevuto da Dio un dono necessario per poter esplicare la propria funzione; chi ha l’autorità non la esercita per forza, per scelta personale, ma la esercita perché Dio ha concesso a costui l’autorità di fare il Papa, il vescovo, il sacerdote, il genitore, l’educatore e così via. Coloro che detengono l’autorità devono esercitarla e viverla come un dono che Dio ha fatto loro, ed essendo un dono, come sono doni tutti gli altri, non ci può essere sopraffazione da parte di chi ha l’autorità nei riguardi di chi non ha l’autorità ma possiede, invece, altri doni. Colui che ha il dono dell’autorità deve essere unito e collegato a tutti gli altri membri, per cui deve essere unito a chi ha il dono della veggenza, della profezia, della guarigione; non si può mettere nella posizione di arroccarsi e guardare dall’alto gli altri, ma deve porsi allo stesso livello ed esercitare il suo carisma permettendo agli altri di esercitare il loro. Se chi ha il carisma dell’autorità si contrappone ad un altro, si mette automaticamente al di fuori, perché Dio è unità, unione, in Dio non c’è divisione; se l’uomo, che possegga il carisma dell’autorità o del potere, opera e crea delle divisioni, si colloca immediatamente al di fuori della Chiesa. La conclusione è che come non può restare nella Chiesa colui che è veggente se non esercita la sua funzione a vantaggio degli altri e nell’unità, nell’armonia di tutta la comunità, ugualmente è fuori dalla Chiesa chi ha il dono dell’autorità e non la esercita nel modo in cui il Signore ha prescritto. Il Signore ha prescritto il modo in cui esercitare l’autorità da parte di coloro che la detengono. “Siate gli ultimi, siate i servi, e dopo che avrete fatto tutto ciò che dovrete fare, dite: Siamo servi inutili”. Questo è lo spirito che deve essere nella Chiesa e magari ci fosse stato! Noi siamo fiduciosi che un domani ci sarà questo spirito e l’armonia circolerà, l’unità sarà sempre più forte. È inutile pensare di raggiungere l’unione con i fratelli separati, ortodossi o protestanti se tra i cattolici, nella Chiesa cattolica, non c’è unione. Questa visione è assurda, è un’ottica che falsa la realtà; sono come ciechi che conducono altri ciechi verso il burrone nel quale possono cadere. Ieri, mentre leggevo questo brano, mi chiedevo perché non ascoltiamo Dio e non ci lasciamo guidare dalla sua parola. Quante sofferenze in meno avremmo subito, avremmo pianto di meno e gioito di più se questa unione ci fosse stata. Non è il potere, non è l’autorità che garantisce la santità e la funzione di chi la esercita; deve esservi la vita, devono esservi l’amore e la grazia, perché chi non possiede l’amore e la grazia non potrà unirsi ai fratelli. Noi dobbiamo pregare proprio perché si realizzi l’unità. Quando Gesù ha fatto quella meravigliosa preghiera, in cui c’è l’espressione “che tutti siano una sola cosa” (Gv 17, 21) egli la riferiva all’unione di tutti i suoi figli che credono e accettano la sua Parola e che sono guidati dalla gerarchia in modo veritiero, giusto e santo. Non poteva parlare millecinquecento anni prima di qualcosa che si riferiva a divisioni prodotte dagli uomini che si chiamano protestanti o prima ancora ortodossi, la sua espressione si riferiva all’unità del corpo. Il Signore desidera, e ha desiderato, che questo corpo sia armoniosamente legato e unito tra tutti i suoi membri, perché egli è presente in ogni membro della Chiesa quando questi vive nella grazia e nella luce di Dio. Attenzione: io non nego la validità dell’autorità se si è ricevuto validamente il sacramento dell’ordine, io mi riferisco all’esercizio dell’autorità che può essere sbagliato. Quando sarò davanti a Dio, egli non mi giudicherà partendo dal mio grado, se sono o non sono vescovo, anche se io lo sono attraverso di lui come è accaduto pochissime volte: all’inizio della storia della Chiesa e una volta sola nella sua storia. Egli chiederà a me e agli altri che hanno ricevuto l’episcopato: “Come hai esercitato il tuo carisma e la tua autorità?” Dov’è la riprova? “Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi”. (Mt 25,35)Se io, vescovo, ho perseguitato, ho fatto soffrire un mio fratello, non posso pretendere di sentire la voce di Dio che mi dice: “Entra nel gaudio preparato per te fin dall’eternità. Se sei vescovo, Papa o un semplice fedele e non hai amato me e i membri della Chiesa, io non ti posso accogliere nella mia casa, va’ dove sono presenti i miei nemici, coloro che mi hanno rinnegato, che mi hanno offeso, trattando male il più piccolo dei miei fratelli.”

Ecco, miei cari, la Chiesa deve rinascere animata dalla grazia, dalla luce, dai doni dello Spirito Santo, con armonia e unità tra i carismi, in modo tale che possiamo presentarci alla storia e in questo terzo millennio appena iniziato, cercando di evitare gli stessi errori che hanno contraddistinto l’azione degli uomini, anche di coloro che hanno guidato la Chiesa per tanti secoli. Non debbono più esservi errori che portano divisioni e conflitti, i quali portano alla disunione. La Chiesa è di Dio e noi la dobbiamo difendere con perseveranza, anche con il nostro atteggiamento e stile di vita. Dobbiamo far sì che anche gli altri possano seguire l’esempio e la voce del pastore che va avanti sicuro, seguito da tutti i membri del gregge. Questo dovete avere nel cuore e deve essere l’oggetto della vostra preghiera della Messa che ora stiamo celebrando.

Sia lodato Gesù Cristo.