Eucharist Miracle Eucharist Miracles

Preghiera formulata da S.E. Mons. Claudio Gatti il 29 giugno 2008


Dio, Uno e Trino, presente nell’Eucaristia, Dio nostro papà, Dio nostro fratello, Dio nostro amico, Dio mio Tutto, mi rivolgo a Te e mi inchino di fronte a Te. Tu sei il nostro Tutto e Ti ho invocato come Ti invoca sempre la Madre dell’Eucaristia, colei che ci ha insegnato a rivolgerci a Te con affetto, semplicità e libertà di figli. Mio Dio, noi Ti amiamo, ti abbiamo dato tante prove di questo amore che, forse, avrebbe potuto essere migliore, più generoso, invece a volte te lo abbiamo offerto incrostato dei nostri difetti e dei nostri limiti, ma l’oro, anche se incrostato da materiali meno nobili resta sempre oro e perché possa brillare di luce ed essere apprezzato, deve passare prima attraverso il fuoco purificatore e noi siamo passati, mio Dio, attraverso il fuoco purificatore della sofferenza. Ciascuno di noi, dal primo all’ultimo membro di questa comunità, ha assaggiato il sale della sofferenza e io mi chiedo, Dio mio, perché per seguire Te, per esserTi fedeli, i tuoi veri figli sono sempre perseguitati e condannati? Tu mi puoi rispondere che si ripete, e non è cessata per colpa degli uomini, la sventurata storia di Caino e Abele, ma io Ti dico: Signore, fa’ che i tanti Caino che ci sono nella Chiesa, nella società e nel mondo, cedano il passo al giusto Abele; fa’, o Signore, che finalmente questo sia l’ultimo anno di un’attesa che si sta protraendo da decenni. Fa’, o Signore, che almeno oggi, anche se non pronuncerai quella parola che noi attendiamo e che racchiude tutto, anche se non pronuncerai il Tuo basta, fa', o Dio, mio Tutto, che Tu possa pronunciare una parola che sia vicina al concetto di basta e per noi sarà gioia dopo il pianto, dopo il dolore, dopo il patimento. Dio mio, grazie, perché hai sostenuto questa comunità quest’anno, una comunità che è stata assalita, sia dall’interno che dall’esterno, da forze che sembravano preponderanti, ma non hanno vinto, hai vinto ancora una volta Tu e noi possiamo cantare “Christus Vincit, Christus Regnat, Christus Imperat”. Sì, Dio Uno e Trino, Tu devi trionfare, Tu devi regnare, Tu devi vincere il male che è negli uomini e sostituirlo con il Tuo amore e con la Tua grazia. Le Tue vittorie, mio Dio, sono altisonanti, sono splendide, sono meravigliose, sono, a volte, anche incomprensibili, ma se interroghiamo la storia vediamo che Tu, protagonista assoluto di essa, hai sempre guidato l’uomo verso il bene e se c’è oggi nel mondo quel fango, quella sporcizia che è maleodorante è solo ed esclusivamente per colpa degli uomini che si sono allontanati da Te, o meglio, che si sono sostituiti a Te. Essi Ti hanno quasi deposto per intronizzare se stessi, Ti hanno accantonato per richiamare su di loro attenzione e plauso, Ti hanno quasi messo il bavaglio sulla bocca perché, orgogliosi come satana, pensavano di distribuire le loro parole, che sono solo parole piene di veleno. Dio mio, non sta a me dirTi di scuoterTi perché Tu sai quando e come intervenire, ma dacci la forza per arrivare al Tuo traguardo, dacci la serenità per vivere questo periodo, mi auguro molto breve, in serenità e in pace, fa’ che possiamo gustare sempre la gioia dell’amore, che in duplice modo si orienta verso di Te e verso i fratelli. Dio mio, ricordaTi della Tua Chiesa e permettimi, dopo essermi inchinato adorante alla Tua presenza, di rivolgermi a colei che è qui ai tuoi piedi, in ginocchio, che continua ad intercedere per noi e che ci fa segno di alzare lo sguardo a Te, per vedere quel sangue che è stato rifiutato da tanti uomini di Chiesa, ma che noi vogliamo custodire gelosamente come il bene e il dono più prezioso che ci hai fatto. Quel sangue, Gesù, è il sangue anche di Tua Madre, perché lei è Madre, Madre dell’Eucaristia, Madre della Chiesa, Madre di ciascuno di noi. Oh, Mamma del cielo, solo tu, dopo Dio, conosci e hai nel tuo cuore il ricordo di tutte quelle notti insonni e doloranti, di tutti quei giorni in cui il cuore è stato stretto dalla morsa dello scoraggiamento fino ad arrivare a desiderare, per poter uscire da questa dolorosa situazione, di chiudere tutto. Dio, sollecitato da te, ha pronunciato quelle due parole, “No mai”, ma ha detto anche altre cose belle che tu ci hai sempre ricordato, che qui viene la Trinità, non solo perché c’è il sacrificio eucaristico e nell’Eucaristia è presente la Trinità, ma viene come Teofania, come manifestazione dell’unico Dio in tre persone uguali e distinte, qui vieni Tu, o meglio, questa è una delle Tue case dove la Tua presenza è più frequente e continua. In questo luogo, che il Padre ha reso taumaturgico, Tu, Gesù, hai chiamato il Vescovo, Vescovo dell’Eucaristia e la veggente, la vittima dell’Eucaristia ed io, in questo momento, non guardo alle persone, ma alle Tue opere. Tu, Gesù, hai detto e hai aggiunto alla parola Vescovo e alla parola veggente l’aggettivo più importante, il Vescovo più importante, la veggente più importante e lo dico perché non voglio sminuire i doni che Tu hai fatto alla Tua Chiesa; l’attenzione non deve andare alle nostre modeste persone, ma a colui che ha voluto, nella sua infinita vicinanza all’uomo, scegliere due creature che certamente gli uomini non avrebbero mai scelto, ma che Tu hai scelto e, come ci hai sorpreso allora, ci sorprendi ogni volta quando Ti manifesti a noi. O Madre, o Mamma, o dolce amica e sorella, infondi nel nostro cuore un po’ del tuo amore; noi vogliamo amare il tuo e nostro Dio, ma il nostro amore è troppo al di sotto e allora supplisci tu con il tuo essere, donaci il tuo amore di Madre, facci sentire e convinci ciascuno di noi di quanto sia bello rivolgere il proprio amore a Dio che, Padre amoroso, è pronto a tenderci le Sue braccia. Dio mio, Mamma del cielo, non posso terminare questa preghiera senza rivolgermi a coloro che oggi festeggiamo: Pietro e Paolo. In questo momento, mio Dio, io sento, perché Tu l’hai detto, di avere in comune con loro il grande dono dell’ordinazione episcopale; Tu hai ordinato vescovo Pietro, Tu hai ordinato vescovo Paolo, Tu hai ordinato me, tuo umile servo, ugualmente vescovo come loro. Allora, cari fratelli nell’episcopato, donatemi la vostra fede, il vostro ardore, la vostra ansia per le Chiese, il vostro desiderio di mettervi al servizio di tutti, perché possa io seguire le vostre orme e avendo uno di voi da una parte e l’altro dall’altra, insieme camminare verso il nostro Gesù, il nostro Fratello, il nostro Salvatore, il nostro Messia, colui che ci ha chiamato ad essere ministri della Parola, ministri dell’Eucaristia nella Chiesa che Lui ha fondato e che continua a reggere nonostante gli uomini abbiano tentato di disarcionarlo come tu, Paolo, lo fosti da Gesù. Gesù è potente e ci è riuscito con te, ma gli uomini non riusciranno a disarcionare Lui, perché di fronte a Cristo presente in Corpo, Sangue, Anima e Divinità noi pieghiamo le ginocchia, ci inchiniamo e diciamo: “Tu sei Gesù il nostro Dio, il nostro Fratello, vero Uomo, vero Salvatore”. Amen e Alleluia.