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Chi profana l'Eucaristia è scomunicato "ipso facto"

“Profanare l’Eucaristia è peccato gravissimo. Chi profana l’Eucaristia è subito scomunicato, non ha bisogno che lo dichiari nessun alto prelato. Tanti profanano l’Eucaristia. Alcuni profanano l’Eucaristia con le messe nere, altri la profanano considerandola un pezzo di pane o un fenomeno da baraccone. Chi profana l’Eucaristia commette un peccato molto grave ed è scomunicato subito, immediatamente, ipso facto. Invece chi ama l’Eucaristia viene aiutato, viene amato perché Gesù è Amore. Voi che lo amate, che amate l’Eucaristia, che non avete profanato l’Eucaristia, avete acquistato un pezzo di Paradiso qui sulla Terra…” (Lettera di Dio del 24 giugno 1999).

Anche il Codice di Diritto Canonico afferma: “Chi profana le specie consacrate, oppure le asporta o le conserva a scopo sacrilego, incorre nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica; il chierico inoltre può essere punito con altra pena non esclusa la dimissione dallo stato clericale” (Can. 1367).

A partire dal 14 settembre 1995, nel luogo taumaturgico sono avvenuti numerosi miracoli Eucaristici: l’Eucaristia trasportata da Gesù, dalla Madonna, dagli angeli e dai santi si è resa visibile per intervento straordinario di Dio, inizialmente nelle mani della veggente Marisa Rossi, poi sull’altare, su alcuni fiori, nel tabernacolo e sulla statua della Madre dell’Eucaristia. Per la prima volta, il 6 febbraio 1997, si è resa visibile nelle mani di Marisa una particola macchiata di sangue. A questo sono succeduti altri miracoli eucaristici con l’effusione di sangue e siero.

Il 1° aprile 1998 Don Claudio Gatti ha portato in Vicariato l’Eucaristia che aveva sanguinato il 22 marzo per farla esaminare. Il Vicegerente Mons. Cesare Nosiglia, senza accettare di esaminarla, gli ha imposto di buttarla, pena la sospensione a divinis, perché ha detto: “Per noi è un pezzo di pane”.

Don Claudio ha reso partecipi i suoi confratelli dell’accaduto con una lettera: “Quando mi è stato ordinato dall’autorità ecclesiastica di buttare l’Eucaristia macchiata di sangue che avevo portato in Vicariato per farla esaminare, di riconoscere che era un pezzo di pane, un fenomeno da baraccone, di ammettere che mi ero ingannato e che avevo ingannato i fedeli, mi sono trovato solo a prendere una decisione difficile e sofferta: se avessi accettato quanto l’autorità ecclesiastica mi imponeva avrei peccato gravemente contro Dio, violentato la mia coscienza, profanato l’Eucaristia e incorso nella scomunica latae sententiae riservata alla sede apostolica, come dice il canone 1367. Per non aver obbedito all’autorità ecclesiastica che mi ordinava di buttare l’Eucaristia che aveva sanguinato sono stato sospeso a divinis”.

Se oggi, dopo duemila anni, gli uomini della Chiesa ordinano di offendere Dio profanando l’Eucaristia, è necessario ripetere con S. Pietro: “Bisogna ubbidire a Dio, piuttosto che agli uomini” (At 5,29). La Madre dell’Eucaristia ci insegna: “Obbedienza sì, ricatto no”; non si deve accettare il ricatto anche se a farlo è un nostro superiore, perché qualsiasi ricatto non è dettato dall’amore.

L’autorità ecclesiastica opera in nome di Dio se è unita a Lui e si deve obbedienza all’autorità se ciò che chiede è conforme al Vangelo; il filo conduttore delle sue azioni deve essere la carità e il rispetto e la carica ricoperta non può essere esercitata abusando del proprio potere, ma vissuta con un autentico spirito di servizio.

Gesù è il fondatore e Capo della Chiesa e non ha mai rinunciato alla sua autorità. Egli ha affidato agli apostoli ed ai loro successori un preciso compito e delle responsabilità: amministrare i sacramenti, predicare il Vangelo, curare le anime e condurle a Lui.

Nel 1997 Gesù aveva profeticamente annunciato: “Vi siete resi conto, miei cari figli, che l’Eucaristia non è amata e chi l’ama viene disprezzato. Credetemi: il vostro sacerdote ama l’Eucaristia ed è pronto a morire per Essa. Gli uomini della Chiesa vogliono distruggerlo, vogliono calpestarlo solo perché ha fatto valere le proprie ragioni ed ha detto la verità. Purtroppo chi dice la verità è perseguitato”.

Il sacerdote non è sospeso a divinis, infatti i decreti non sono validi perché chi li ha emanati è scomunicato per aver profanato l’Eucaristia, questo ha detto la Madre dell’Eucaristia.

“Tutti i sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato, sono strettamente uniti alla Sacra Eucaristia e ad essa sono ordinati. Infatti, nella Santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua” (Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 11).

Combattere l’Eucaristia significa anche non farla conoscere, non spiegare ai fedeli che essa è presenza reale della Santissima Trinità: “Io sono presente nell’Eucaristia e con Me è presente la Santissima Trinità. Maria è la radice dell’Eucaristia, l’Eucaristia è la Trinità: il Padre, lo Spirito Santo e Me, Dio Figlio”.

Qualsiasi comunità, come ogni singola anima, senza Eucaristia si impoverisce, diventa arida, sterile e senza frutti: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in Me ed Io in lui, questi porta molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla” (Gv 15,5).

L’Eucaristia per ogni cristiano è il centro della propria vita, è il “pane quotidiano” che dà forza e grazia per crescere nella santità, come recitiamo nella preghiera a Gesù, dolce Maestro: “Quando ti ricevo nel mio cuore donami la tua pace, fammi sentire che Tu sei con me per affrontare insieme la giornata che desidero vivere come un tuo dono”.

“Ricordatevi che l’Eucaristia fa la Chiesa, che l’Eucaristia è il miracolo più bello e splendente per tutto il mondo. Amate l’Eucaristia, mangiate il Corpo e il Sangue di Gesù, di mio Figlio Gesù che è morto per voi, per ognuno di voi”.